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NUOVA RIVISTA STORICA, Fasc. II, 2014. Numero monografico. La fine dell’età dell’oro. L’ENI e le crisi petrolifere (1973-1979)
di
Federico Imperato
Un filone molto proficuo della storiografia italiana negli ultimi anni è quello che ha indagato l’azione internazionale di alcune delle principali imprese multinazionali del nostro paese. All’interno di questo filone, una posizione di indubbia preminenza spetta agli studi sull’ENI e, più in generale, sulla politica energetica portata avanti nell’Italia del secondo dopoguerra sia dal governo di Roma sia da attori economici, pubblici e privati. La centralità dell’elemento energetico nella definizione delle linee di politica estera del governo italiano si spiega con la quasi totale dipendenza dell’Italia dalle forniture estere, che, all’inizio degli anni Settanta, coprivano circa l’85% del fabbisogno nazionale. Negli ultimi anni sono fioriti diversi contributi all’analisi di questo tema. Ricordo soltanto gli studi di Silvio Labbate (Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), Firenze, Le Monnier-Mondadori Education, 2010; Energia made in Italy. Le cooperazioni italiane oltre frontiera: dagli albori alle crisi petrolifere degli anni Settanta, Roma, Aracne, 2012), di Massimiliano Cricco (Il petrolio dei Senussi. Stati Uniti e Gran Bretagna in Libia dall’indipendenza a Gheddafi 1949-1973, Firenze, Polistampa, 2002), di Ilaria Tremolada (La via italiana al petrolio. L’ENI di Enrico Mattei in Iran (1951-1958), Milano, L’Ornitorinco, 2011), di Rosario Milano (L’ENI e l’Iran (1962-1970), Napoli, Giannini, 2013).
Tutti questi studiosi, a cui si aggiunge Massimo Bucarelli, curatore del volume insieme a Labbate, figurano come autori del numero monografico di «Nuova Rivista Storica», dedicato all’azione internazionale dell’ENI in un periodo particolarmente travagliato della politica energetica italiana: gli anni Settanta, segnati da due shock petroliferi forieri di grandi conseguenze sull’economia nazionale. Il primo, del 1973, fu causato dalla decisione dell’OPEC di innalzare il prezzo del greggio come ritorsione per la mancata soluzione del problema nazionale arabo in Palestina dopo i due conflitti del 1967 e dello Yom Kippur di quell’anno. Il secondo avvenne alla fine del decennio a seguito degli avvenimenti iraniani, che portarono alla nascita della Repubblica islamica guidata dall’ayatollah Ruhollah Khomeini.
Il primo shock petrolifero ebbe conseguenze importanti sull’economia italiana, portando, come analizzato puntualmente da Labbate, all’avvio di un forte processo inflazionistico reso più facile da altri elementi di debolezza dei fattori produttivi e monetari operanti nel nostro paese, quali l’incremento del costo del lavoro, un disavanzo pubblico sempre più incontrollato e la crescente svalutazione della lira. I contributi del volume sono concordi nel concludere che il ricorso degli arabi all’arma del petrolio accentuò il filo-arabismo del governo italiano, i cui interessi in quell’area erano essenzialmente economici, consistenti nella ricerca di fonti energetiche sicure e a basso costo, che il governo italiano, per opera in particolare dell’allora ministro degli Esteri Aldo Moro portò avanti attraverso una politica energetica bilaterale, opposta quasi all’azione comune e multilaterale auspicata negli Stati Uniti da Nixon e Kissinger. Il governo di Roma, guidato in quella fase dall’esponente democristiano Mariano Rumor e sostenuto da una maggioranza di centro-sinistra, arrivò prima a prendere misure d’emergenza, come la riduzione dell’illuminazione pubblica, la chiusura degli esercizi commerciali alle 19, la fine, alle 23, delle trasmissioni televisive, e degli spettacoli teatrali e cinematografici e il divieto di circolazione delle automobili la domenica e nei giorni festivi, e poi alla elaborazione di un vero e proprio «piano petrolifero», avente per obiettivi la riorganizzazione dell’industria petrolifera nazionale e il suo inserimento nei nuovi assetti del sistema energetico internazionale. L’ENI continuava ad avere un ruolo centrale all’interno di questo piano e, nonostante le grandi difficoltà interne, testimoniate dalla instabilità degli organi direzionali aziendali (in un decennio si alternarono quattro presidenti e un commissario straordinario), si adoperò con notevole attivismo per confermare il ruolo che il piano governativo aveva ritagliato all’ente di Stato. L’ENI agì sostanzialmente in due direzioni. Da un lato, cercò di intensificare le attività di ricerca mineraria in Italia e all’estero; dall’altro, stabilì relazioni dirette con i governi dei paesi produttori, con particolare attenzione all’area mediterranea e mediorientale, tradizionalmente un settore geopolitico di importanza fondamentale nelle relazioni internazionali dell’Italia repubblicana. Uno dei risultati più rilevanti di questa azione concomitante del governo di Roma e dell’ente energetico di Stato, volta a intensificare i rapporti con i paesi produttori di petrolio, fu la firma di un accordo, avvenuta il 20 ottobre 1973, tra l’ENI e l’Ente petrolifero algerino SONATRACH per la costruzione di un gasdotto che collegasse l’Algeria all’Italia. L’accordo, definito da Labbate «di matteiana memoria», si inseriva all’interno della cosiddetta «opzione metanifera» portata avanti dall’ENI, volta a portare il gas naturale in tutta Italia. In questo quadro si inserisce anche la visita a Roma, nel 1975, del ministro degli Esteri libico Abdel Salam Jallud, che favorì un accordo operativo tra l’AGIP e il governo di Tripoli. Negli anni successivi si ricorda la strategia perseguita dal ministro per il Commercio con l’Estero Rinaldo Ossola, volta a promuovere le esportazioni italiane di prodotti finiti in Medio Oriente in cambio di materie prime. Il primo passo di Ossola in questa direzione avvenne con una visita in Libia nel 1976, cui seguì, nello stesso anno, un viaggio a Teheran e, nel 1978, in Arabia Saudita. Nel 1977, invece, il ministro dell’Industria Carlo Donat Cattin volò in Iraq.
I contributi degli autori di questo numero monografico si concentrano su questo doppio binario e su questo ambito territoriale della politica energetica dell’ENI negli anni Settanta, andando ad indagare sulla presenza e sulle attività dell’ente idrocarburifero pubblico in Libia (Cricco), in Arabia Saudita (Tremolada), in Iran (Milano) e in Iraq (Bucarelli).
L’uso del materiale documentale di grandissima importanza conservato presso l’Archivio Storico dell’ENI di Pomezia, in provincia di Roma, messo a confronto con altre fonti, edite e inedite, sia italiane sia straniere, fa di questo numero monografico di «Nuova Rivista Storica» uno strumento di ricerca e di analisi fondamentale per la conoscenza della politica energetica dell’Italia in una fase storica cruciale, foriera di sviluppi che arrivano fino ai giorni nostri.
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